lunedì 22 luglio 2013

Falsa partenza, ovvero...il primo consiglio non si scorda mai.


E fu così che tutti i miei pensieri romanzati sul primo consiglio comunale furono sviliti dalla cruda realtà.
Lo confesso, sono un po' delusa. E mi sono sentita, l’altra sera, per lunghe ore a disagio.
Ho capito perché i cittadini si allontanano ogni giorno di più dalla politica, ho capito che del gioco politico non avevo capito niente e ho capito che dovrò faticare molto più di quanto credessi per trasformare la diffidenza e l’incomprensione tra rappresentati e rappresentanti in fiducia. Ma si può fare, nulla è impossibile. Io ho creduto, in tanti hanno creduto e lavoreremo per questo. Sono qui per questo. E’ la mia prima missione.
Sono convinta si sia trattato solo di una falsa partenza. Voglio sperare che sia stata una falsa partenza. Perché di partire, siamo Partiti. E non abbiamo nessuna intenzione di tornare indietro. Anzi, vogliamo camminare e correre, se possibile. In staffetta, insieme e con il tricolore sulle maglie. Perché giochiamo tutti per la stessa squadra, che si sappia. E chi si vende le partite come a calciopoli, prima o poi viene scoperto. Chi fa di proposito l’autogol, chi non para apposta un rigore, prima o poi viene beccato. E chi fa il fesso per non pagare la dogana, altrettanto. Ne sono convinta.

1. Il presagio
Le versioni erano due: Nuvole? Mala tempora currunt. Andrà tutto male. L’altra era… consiglio bagnato, consiglio fortunato.
Che sia stata l’una o l’altra cosa non so dirlo. Come al solito, in medio stat virtus. Di certo però c’è che non ho sorriso, neanche una volta. E che non c’era alcuna armonia, ma tanta tensione. E che –contrariamente a quanto la mia natura mi impone di fare- ho incassato colpi a testa bassa: come singola consigliera, come componente della maggioranza, come essere umano. Ma non si preoccupino, i boxeurs. Sulla sostanza –e non sul gioco politico- ci troveranno pronti, prontissimi. Sugli ipocriti minuetti li lasceremo cuocere nel loro pessimo brodo.
Cosa è andato male e cosa è andato bene riguarda il punto centrale dell’ordine del giorno: l’elezione del Presidente del Consiglio comunale, da sempre oggetto di grandi fibrillazioni dentro qualsiasi consiglio. Ricordo ancora la scorsa consigliatura, i mesi e mesi persi, la nomina di un presidente temporaneo e traghettatore. Diciamo che stavolta abbiamo fatto un passo in avanti rispetto alla situazione pregressa.     
Del nostro peggio. Non ci sono parole per spiegare o giustificare la volgarità di quei 7 consiglieri della maggioranza che hanno impedito di eleggere Carmela Peschechera alla prima e alla seconda votazione (la prima: 14 Peschechera, 17 bianche, 1 Cascella, 1 nulla; la seconda: 14 Peschechera, 12 bianche, 1 Cascella, 1 Cefola, 1 Ventura, 5 nulle), trascinandola fino alla terza dopo un’ipocrita elenco di dichiarazioni, tutte favorevoli. Posso solo dire che sono stati degni dei più indegni 101 che hanno scritto –per l’elezione del Presidente più Presidente che ci sia- una delle pagine più squallide del parlamento italiano. Non c’è poi tanta distanza tra noi e Roma, quando si tratta di queste cose.
Del nostro meglio. Alla terza votazione, fiùùù, con 18 voti per la  Peschechera, 11 schede bianche, 1 per Cascella, 1 per Cefola e 2 nulle abbiamo partorito la nostra prima Presidentessa. Con l’amaro in bocca ma ce l’abbiamo fatta. A lei, il mio abbraccio più affettuoso. A lei perché lei, perché una di noi e perché una per tutti: la più suffragata del partito più suffragato sarà la garante dell’intero consiglio comunale.

2. Il castello
La scenografia era perfetta, suggestiva, commovente. Un pubblico da grandi occasioni, i vecchi sindaci di Barletta, generali, divise,  Presidente della Provincia, consiglieri provinciali e regionali, cittadini appassionati. L’inno di Mameli, gli abiti eleganti (tra i quali spiccava la giacca da Soviet di Sciusco) e le scarpe lucide. E sarà per quello che in molti l'hanno voluto considerare un teatro, un palcoscenico, una rappresentazione.
Non amo le spettacolarizzazioni, in generale e benchè sia pienamente d'accordo sulla scelta di rendere anche le assemblee istituzionali il più aperte possibili, benché sia per la diretta tivvù, lo streaming e tutta la diffusione possibile, non accetto il clima da arena. La presenza del pubblico che applaudiva e talvolta sconfinava in pubblico da stadio, con tanto di tifo, come se non fossimo in un "luogo delle istituzioni", un luogo con “quella storia”, ha alimentato lo spirito di one man show di alcuni tra i signori consiglieri. E così, via libera alle citazioni, alle dichiarazioni demagogiche e alle provocazioni da campagna elettorale (è finita, ricordiamocelo. È finita!) che, per quel che mi riguarda, per questa volta mi sono tenuta (perché se avessimo dovuto rispondere anziché all’una e un quarto di notte avremmo finito alle quattro) ma dalla prossima troveranno risposte a tono.

3. L’ordine del giorno.
A parte quello di cui sopra, oggetto unico delle discussioni di queste ore, durante il primo consiglio abbiamo:
-   Convalidato gli eletti
-   Eletto oltre a Carmela Peschechera Presidente dell’assise, anche Sandro Scelzi e Rossella Piazzolla vicepresidenti del consiglio comunale (il primo con funzioni vicarie)
-   Ascoltato il solenne giuramento del Sindaco, le sue comunicazioni in ordine alla nomina della giunta comunale e il suo discorso: http://www.rossobarletta.com/295-primo-intervento-del-sindaco-cascella-al-primo-consiglio-comunale
-   Ascoltato le dichiarazioni di un unico rappresentante per ciascun partito/raggruppamento presente in consiglio comunale
-   Eletto come componenti della Commissione elettorale comunale i consiglieri Sciusco, Caracciolo e Dascoli e, come supplenti, Calabrese, Maffione e Dicorato
-   Nominato la Commissione comunale per la formazione degli albi dei Giudici Popolari (consiglieri Dicataldo e Salvemini)
- Approvato una mozione di solidarietà di tutto il consiglio comunale alla ministra Cecile Kyenge per gli attacchi razzisti di cui è stata recentemente oggetto

4. Il tricolore
Sui nostri banchi erano sistemate delle bandierine tricolore. Il tocco Cascella, l’ho chiamato. Il Quirinale, l’identità nazionale, è evidente che c’è l’impronta di quel che è stato finora. Per me, i simboli sono importanti.  E ai segni, ai segni, ci credo. Fatto sta che queste bandierine, afflosciate e fiacche nella prima parte del consiglio, hanno preso a sventolare da mezzanotte in poi. E’ cambiato giorno ed è cambiato il vento. Speriamo che sia vero e che non sia l’ennesimo mio romantico pensiero.

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