sabato 12 ottobre 2013

In commissione. Visita alla casa di riposo "Regina Margherita".


Leggetela per bene, questa frase quassù. 
E' proprio all'ingresso della casa di riposo che sono scolpite, in una lapide marmorea, queste severe e nobilissime parole pronunciate 128 anni fa (quando ancora i discorsi avevano un peso, quando ancora i discorsi determinavano veri cambi culturali) dall'allora Sindaco di Barletta Cav. Pietro Cafiero. 
L'altro giorno siamo stati, con la Commissione "Affari Socio Sanitari, Sport e Tempo libero" di cui sono componente, a visitare l'unica struttura pubblica residenziale per anziani presente a Barletta, l'ASP "Regina Margherita", nel linguaggio comune da oltre un secolo nota come "i cappuccini".
Nel 1885 furono altri consiglieri comunali come noi a fondare, insieme al Sindaco Cafiero, questo "Asilo di mendicità", che negli anni ha assunto la connotazione di "casa di riposo", poi "I.P.A.B." (Istituzione Pubblica di Assistenza e Beneficienza) ed attualmente "A.S.P." (Azienda pubblica di Servizi alla Persona).
La casa di riposo Regina Margherita è, senza alcun dubbio, un presidio storico del sistema di assistenza e servizi sociali della città di Barletta e resta, tuttora, un punto di riferimento per tantissimi. Lo stesso Comune, quando ha avuto necessità di trovare un posto che accogliesse persone in situazioni di emergenza, ancorché non anziane, ha considerato quello un punto di riferimento. E' una casa di riposo e come tale dovrebbe limitarsi esclusivamente ad erogare servizi di accoglienza ai propri utenti. Eppure solo chi lavora lì può ben raccontare della quantità di persone che quotidianamente si rivolge "ai cappuccini" per domandare un pasto, un abito, una coperta di lana. 

Scrivo perché la casa dei nostri anziani più deboli sta attraversando momenti di  seria difficoltà

La crisi ha investito tutti e si sa. E nel caso di specie, laddove si ereditava una situazione contabile già di grande problematicità, sono intervenuti a rendere sempre più faticoso il mantenimento della struttura anche i crescenti costi di gestione legati alla conservazione dell’edificio (che risale alla seconda metà del 1500), il rispetto delle normative in materia di igiene, sicurezza e prevenzioni incendi, in un contesto generale caratterizzato da prassi amministrative sempre più complesse e carenze strutturali e organizzative di ogni genere. A questo si aggiungano i tagli alla spesa sulle risorse da destinare alle fasce più deboli e le sempre più fragili economie familiari. 
La struttura -bisogna constatare- continua a reggere nonostante tutto grazie all'impegno dei lavoratori che continuano a garantire  servizi essenziali per i propri ospiti, 365 giorni all’anno, 24 ore su 24.

Non è mia intenzione suscitare sentimenti di compassione né fare della retorica, ma vi anticipo, ci sono alcune questioni -e questa è una di quelle- su cui non sopporterò argomenti del tipo, "i dodicesimi", "i debiti fuori bilancio", "già li facciamo stare in quell'immobile che è del Comune", "il Comune già contribuisce". No, non li accetterò

Per ora, ce ne stiamo occupando come Commissione Consiliare. Entreremo certamente nel dettaglio della questione in consiglio comunale quando discuteremo del Bilancio insieme ai colleghi di tutte le altre forze politiche, confortati e supportati da dati precisi, cifre, servizi, necessità e programmi. E faremo i conti, tutti i conti, con la gravissima situazione delle casse comunali. Ma ci sono delle priorità per una città. E il riconoscimento e la tutela di un presidio come la Casa di Riposo Regina Margherita per me lo è, è una priorità politica. E' e dev'essere ai primi posti di qualsiasi agenda di governo, per l'anno in corso e per quelli a seguire. 

Il comune contribuisce, per gli anziani privi di rete familiare e per i quali i servizi domiciliari non sono sufficienti, ad integrare o coprire il costo della retta di ricovero in base al reddito dell'anziano. E il numero di questi anziani beneficiari si conta a malapena sulle dita delle mani. Ci impegneremo perché il Comune faccia uno sforzo in più, come gli è stato chiesto di fare già all'inizio dell'anno ottenendo in risposta un secco "non c'è copertura finanziaria". Uno sforzo piccolo, compatibile con tutte le altre situazioni altrettanto importanti e urgenti, ma si può fare.

Una cosa è certa: come componente di questo consiglio comunale e, aggiungo, della maggioranza di centrosinistra (benché non siano queste questioni in cui contano le distanze ideologiche), non lascerò che le istanze di chi prova con tanta difficoltà a tenere in piedi quell'unica struttura di cui la nostra città, capoluogo di provincia, si fregia, restino inascoltate; non lascerò crollare sotto i miei occhi l'unica solida certezza per i nostri cittadini anziani e soli, quella zona protetta, quel luogo di assistenza e amore, in cui mani attente, delicate e sapienti curano e sorreggono ogni giorno i vecchi barlettani ormai non più produttivi e dimenticati di cui nessun altro, né i singoli, né il Comune (e talvolta neanche la famiglia), si occupa.

Una buona metà della struttura sarà oggetto di imminente restauro (grazie a fondi comunitari) e una nuova ala sarà presto realizzata (sempre grazie agli stessi fondi comunitari). Proviamo ad intervenire come amministrazione comunale perché il resto dei servizi raggiunga degli standard qualitativi più accettabili, non solo dal punto di vista "architettonico". 
Proviamo a rendere più solido il nostro "castello sociale" occupandoci delle basi, delle radici, i nostri vecchi.
Allora avremo fatto una buona politica.
Altrimenti... "non vi è civiltà". 

I care.

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