martedì 24 dicembre 2013

Vigilia di Natale.


<<Ma c'è chi ascolta il pianto del bambino
che morirà poi in croce fra due ladri?>>


E prima di scrivere questo post, ho pensato che è il mio primo Natale da consigliere comunale e... mi sento taleqquale. In effetti, da questa o dall'altra parte, non è che cambi nulla. Sono taleqquale. Anzi, ad essere onesta mi sento più pesante. Stamattina ho incontrato un caro amico che lavora da Eni gas e luce. Ci siamo scambiati gli auguri, abbiamo sorriso di alcune piccole cose, poi mi ha raccontato di quanti contatori ha dovuto "chiudere" nelle ultime settimane. Mi ha raccontato delle case in cui è entrato, degli strali e delle invettive che mamme di famiglia in lacrime gli hanno "dedicato" mentre -ahilui- svolgeva il suo lavoro. Sento il peso -probabilmente- di tutte queste persone. Dev'essere per questo che non riesco ad uscire e a fare il mio consueto giro di pensierini natalizi dell'ultimo minuto. 
Sento il peso di tutti quei concittadini che non possono comprare per i loro cari il bendiddio che sarà stasera sulla mia tavola. 
Penso a quei due bimbetti che ieri venivano inseguiti per casa dal padre violento armato di cinghia. Alla mamma e moglie che lo ha denunciato, trovando il coraggio. Penso al loro Natale e al mio, nella stessa città. 
Penso alle differenze. Ai dislivelli. Alle ingiustizie. 
Penso che quando mi dicono "ma tou, cà ste o Comoun, nind put fè?" non so cosa rispondere, perché pur frequentando le stanze del Palazzo mi sento ancora profondamente impotente. E perché certe grosse contraddizioni non si avrà mai il potere di risolverle se non ci si mobiliterà veramente, tutti, tutti insieme. Serve un cambiamento culturale e di prospettiva.

Insomma, un filo un filo di depressione ce l'ho, sto Natale.

Poi ho buttato gli occhi sul disco di Leonard Cohen che ieri il mio amico Ninni mi ha regalato. "The future", si chiama. E' un messaggio chiaro. 
E' sul futuro che ci dobbiamo concentrare, ché a crogiolarci in questa "colla di malumore" rischiamo di restare immobili e appiccicaticci. E il futuro dipende da noi. Da quanto saremo proattivi piuttosto che passivi.

Ho pensato a ieri, ai nostri semplici auguri con le amiche del "se non ora, quando?" al "centro per la famiglia", una piccola grande cosa messa su da alcune donne meravigliose (sono in via Mons. Dimiccoli 47, offrono ascolto e consulenza legale, fiscale, psicologica a famiglie e minori in difficoltà -a titolo completamente gratuito). 

Poco dopo ho aperto la Gazzetta e ho letto le straordinarie, lucenti parole di padre Saverio Paolillo, missionario barlettano. La scena della sua messa di Natale nel manicomio giudiziario di Salvador de Bahia. Messaggio chiaro, chiarissimo. Finché ci sarà gente come lui e come le donne di cui sopra, il mondo ha di che sperare. 

Le cose cambiano cambiandole, Dio quanto è vero. 

Insomma, ho capito che non c'è tempo per la depressione, perché ci dobbiamo attrezzare per la rivoluzione. 

...

Ho ricevuto gli "auguri istituzionali", na bbella cartolina del De Nittis. E pure io volevo fare gli auguri "istituzionali" a tutti. Ho pensato a come erano belle le cartoline natalizie che l'amico Enzo Delvecchio inviava ad amici ed elettori. Inarrivabile Enzo! Poi ho pensato di fare un videomessaggio, ma mi sono detta che sarei sembrata troppo pagliaccia. I miei amici mi amano ed io li amo. E lo sanno. E questo basta.

Con l'incoscienza e l'ingenua granitica speranza che sempre mi accompagna e che sempre conserverò, auguro a tutti, col megafono in mano, di credere. Perché chi non crede ha già perso. Di amare, sperare, lottare, agire. Perché chi si ferma è perduto. 
E, non in ultimo, di accogliere il messaggio più profondo che viene dal Natale di Cristo. 
Un grande abbraccio a tutti. 

P.S. Ah, la cartolina istituzionale parla delle "sfide" del prossimo anno. Beh, io sono pronta. E voi?

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