giovedì 19 marzo 2015

Il Sindaco, sul pesante episodio dell'ultimo Consiglio. Verso il PUG.


Lunedì in Consiglio comunale siamo stati chiamati a discutere un importante provvedimento. La delibera, così denominata "Piano urbanistico generale – primi adempimenti PUTT/P art. 5.05 NTA     PUTT/B – circolare 1/2011 Regione Puglia (DGR n.125/2011) – Approvazione", rappresentava uno dei passaggi più significativi di questo mandato amministrativo dal suo insediamento. Il primo tardivo ma necessario tassello (bisognava "adempiere" a tali atti diversi anni fa) per cominciare ad avviare l'elaborazione del Documento Preliminare Programmatico (DPP), la base su cui costruire il Piano Urbanistico Generale (PUG). Quest'ultimo, al centro di ogni campagna elettorale ormai da troppo tempo. IL PUG, al centro anche delle nostre linee di mandato, il nostro programma di governo.

La delibera in oggetto è stata respinta. E' stata respinta oltre che con i prevedibili voti dell'opposizione (devono pur far la loro parte, s'intende), con i voti di un numero consistente di esponenti della maggioranza

Tralascio ogni mia personale considerazione sul significato politico di questo accadimento, sull'atteggiamento dei protagonisti, sulle loro  argomentazioni e sul metodo adottati.

Per ora, vi giro le parole, amare, del Sindaco Pasquale Cascella:

Non si può restare indifferenti di fronte al voto trasversale - l'opposizione in compagnia di un pezzo della coalizione che esprime l'amministrazione - che nell'ultimo Consiglio comunale ha impedito l'approvazione di una deliberazione tecnica, ma politicamente rilevante, quale quella riguardante i "primi adempimenti al Piano urbanistico territoriale tematico/paesaggistico" (Putt/p). Si è così consumato uno strappo che va subito ricucito per non compromettere il rigoroso recupero degli strumenti con cui voltare pagina nella storia urbanistica della città. 


È stato chiesto, nel corso dell'assemblea consiliare, cosa succede con la bocciatura del provvedimento. Non si poteva che rispondere semplicemente: "Niente". Ma sappiamo che quel “niente” persiste da anni, e in assenza di meccanismi trasparenti di governo del territorio si è insinuato il male oscuro che ha rovinato il corpo della città. 

La verità, quindi, è esattamente rovesciata rispetto alla demagogia a cui si sono purtroppo abbandonati anche alcuni esponenti della maggioranza, se così si può ancora definire visto che è stato violato il vincolo di lealtà e di coesione contratto con il programma elettorale della coalizione e sancito dalle linee di mandato. 

Era e resta nero su bianco sul quel documento votato dal Consiglio: "Il fermo 'no' al ricorso a varianti indiscriminate al piano regolatore deve essere accompagnato dal rigoroso utilizzo degli strumenti urbanistici vigenti che muovono nella direzione della missione di rigenerazione affidata al Piano urbanistico generale". E questo è quel che l'Amministrazione ha cercato di fare, fin qui, con rigore e coerenza, in stretto rapporto con l'Assessorato regionale alla qualità del territorio: è stato detto un “no” chiaro agli abusi, all’incuria, insomma alla “mala edilizia” che in via Roma ha lasciato il suo marchio indelebile: guarda caso, uno spazio desolatamente vuoto. Ma l’assenza a lungo consumata è stata pur colmata con il “si” alla buona pratica della rigenerazione e riqualificazione urbana dell’intero territorio cittadino. 

Per questo, mentre sono state negate le classiche varianti, sottoponendo a controllo tutti i procedimenti sospesi, si è scelto di recuperare la pianificazione smarrita - dal piano delle coste (con diversi momenti partecipativi finalizzati proprio a contrastare le mire speculative con la valorizzazione dell’ambiente) alla complessa ricognizione della realtà del territorio (fino a includere Canne della Battaglia) - così da poter mettere in campo le necessarie azioni di riunificazione di tutte le aree urbane. 

Si deve davvero ricordare che il Piano urbanistico territoriale tematico/paesaggistico avrebbe dovuto essere compiuto addirittura dal 2001? Erano "adempimenti" che non sono stati effettuati a tempo debito, e non sto a chiedermi chi si sia stracciato le vesti di fronte ai guasti che, intanto, sconvolgevano il paesaggio urbano. 
Qui sta la differenza tra le “autorizzazioni” che pure sono state concesse, e gli “adempimenti” che guarda caso non sono stati compiuti per tempo.

Rivendico, quindi, con orgoglio lo sforzo compiuto da questa Amministrazione teso a riprendere il filo della co-pianificazione con la Regione del 2012, e di aver, appunto, "adempiuto" in un pugno di mesi al dovere di recuperare tutti gli atti che mancavano, restituendo alla città le regole - si, le regole, perché senza quei copiosi elementi conoscitivi, i regimi vincolistici restano aleatori - con cui tutelare l’immagine storicamente consolidata della città nel nuovo assetto urbano.

Questo è quel che si è proposto al Consiglio comunale: di saldare l’anello di congiunzione tra il Piano Regolatore Comunale e il Piano Paesaggistico della Regione, in modo da "gestire" il passaggio a un Piano Urbanistico Generale con cui rigenerare e riqualificare il nostro territorio.

Volenti o nolenti i detrattori della delibera sottoposta alla valutazione del Consiglio comunale, quell’atto avrebbe consentito di disporre di una ricognizione dettagliata - dal mare alla campagna - delle caratteristiche storiche, culturali, idro-geo morfologiche, botaniche del territorio di Barletta. Grazie anche all’accurato lavoro di co-pianificazione intanto avviato con la Regione che proprio i nuovi “adempimenti” avrebbero consentito di portare a compimento. Invece, si è voluto renderli inutilizzabili con il voto di lunedì scorso. Questo imporrebbe di restare fermi. Anzi, peggio: fin quando non si andranno a compiere i nuovi adempimenti - e sulla carta sarebbe disponibile un anno, ma i precedenti inducono al pessimismo - il Comune dovrebbe giocoforza rinunciare alla propria autonomia, consegnando la sua sovranità agli apparati tecnici regionali di volta in volta investititi del compito di esprimere il parere di compatibilità paesaggistica sui provvedimenti aperti. 
Insomma, mentre noi non facciamo “niente” per gli “adempimenti”, altri sono chiamati a supplire tecnicamente alle “concessioni”. 
E’ così che si favorirebbero la "partecipazione" e la "chiarezza" evocati in Consiglio Comunale - ma c'è anche chi si è trincerato in un rumoroso silenzio – per “coprire” la sconcertante convergenza sulla conservazione dello status quo? 

Si è di fatto consumato un vulnus sulle aspettative di cambiamento in un settore strategico della città. Ecco perché non ci si può rassegnare alla "bocciatura": non di un mero strumento tecnico, ma della responsabilità del governo del territorio cittadino. Questo, del resto, era il senso più autentico della sollecitazione a procedere agli “adempimenti” sia pure in extremis. Ma poiché qualcuno ha adombrato chissà quali “ingerenze”, paradossalmente questa volta ce ne vorrebbe una istituzionale, con la nomina da parte della Regione Puglia, di un commissario ad acta per l’approvazione di quanto il Consiglio comunale ha improvvidamente bocciato. 

Resta, comunque, lo spirito dello sforzo che proprio con l'assessorato regionale, in queste ore, si sta compiendo per evitare di vanificare un lavoro che resta prezioso per la prospettiva. E’ emersa la disponibilità a verificare, su un tavolo tecnico aperto alle rappresentanze del Consiglio quali strumenti già predisposti per il Piano urbanistico territoriale tematico/paesaggistico possono, proprio perché già elaborati di concerto, essere riconosciuti coerenti con il Piano paesaggistico regionale e quali altri adempimenti debbono essere accelerati o aggiunti per adeguare in piena coerenza il Documento programmatico preliminare e procedere alla compiuta elaborazione del Piano urbanistico generale. Mi auguro che questa occasione sia colta da tutti: maggioranza e opposizione.

Si tratta, infatti, di un banco di prova ineludibile per ogni forza politica responsabile. L’Amministrazione di sicuro non intende sottrarsi. Gli assessori, a cominciare da chi attende alle Politiche del territorio, hanno rimesso nelle mani del sindaco il loro mandato. Ma la questione riguarda tanto più la strategia politica della stessa maggioranza: se continuasse a mostrarsi incapace di far valere, pur nella piena dialettica democratica, la coesione e il rispetto del vincolo contratto con gli elettori, verrebbe meno la sua ragione d'essere. E bisogna avere l'onestà politica di riconoscere che si è ormai al punto di non ritorno. 

Non si può aspettare il Consiglio comunale dedicato al bilancio, che pure in altre occasioni di precaria sussistenza della maggioranza si è indicato essere dirimente. 
Tale resta, ma il momento della verità non può tardare, visto che quel documento contabile, presentato non senza fatica nei termini di legge tre mesi fa, stenta a concludere il suo girovagare da una commissione all'altra, tra un parere e l’altro. Ora la scadenza è diventata impellente, anzitutto sul piano politico-amministrativo. Ed è una responsabilità a cui sentiamo di dover essere conseguenti, fino in fondo.

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