domenica 23 agosto 2015

Il nostro patrimonio e la rigenerazione urbana quella vera. Lettera aperta al Sindaco.

 

[Gazzetta del Mezzogiorno, ed. NordBarese, 23.08.2015]

Ieri ho chiamato il direttore della Gazzetta del Norbarese. 
- Direttore, Le ho mandato un intervento...
- Hai scritto il romanzo, come tuo solito?
Mi faccio riconoscere sempre.

Qui, il romanzo oggi pubblicato. Se vi va.
Non è esattamente una lettura estiva. Vale per tutte le stagioni.
Scaricabile qui:

Ill.mo Sindaco,
nell’ultima riunione di consiglio comunale, lo scorso 29 Luglio, ci siamo occupati di un tema di fondamentale importanza per il futuro della nostra città. Approvando lo schema che regolamenta le procedure di valorizzazione e concessione del nostro patrimonio immobiliare  abbiamo avuto occasione di discutere dell’esigenza vitale, per città come la nostra, di disegnare il futuro intorno all’immenso capitale di cui siamo detentori: i tanti nostri beni architettonici e artistici, alcuni dei quali purtroppo in condizioni di preoccupante degrado.

In quell’occasione ho sottolineato quanto, al di là del valore in sé dei beni in oggetto, un serio programma di valorizzazioni debba considerare gli stessi non già soltanto “monumenti” en plein air, ma veri e propri “epicentri della trasformazione”.

Veniamo da una lunga stagione in cui l’idea di sviluppo è stata collegata spesso e malamente al concetto di “espansione”, che si è tradotto in molti casi in costruzione smodata e consumo esagerato di suolo, con i risultati di vivibilità e qualità degli spazi urbani che sono sotto gli occhi di tutti. Noi abbiamo ereditato questo. Ma cosa vogliamo lasciare in eredità a chi verrà dopo di noi, alle generazioni future?

Io penso a trasformazioni sostenibili dei nostri quartieri, penso che dobbiamo “costruire sviluppo” guardando all’esistente e laddove l’esistente è decadente, dobbiamo adoperarci per recuperarlo, riqualificarlo, salvaguardarlo. Dobbiamo immaginare insieme come trasformare certi vuoti in pieni, come fare del patrimonio pubblico una risorsa centrale per la “rigenerazione urbana” quella vera, che faccia percepire davvero come “di tutti i cittadini” il patrimonio e che trasformi certi bellissimi palazzoni abbandonati in epicentri, luoghi vitali in cui il capitale storico-artistico genera capitale culturale e stimola il capitale sociale. Penso che luoghi urbani trascurati possano diventare spazi vivibili, in particolare se nel loro perimetro ricadono vere “perle”  (come alcuni dei nostri straordinari immobili) - un po’ malconce, certo, ma da rimettere in piedi per rivitalizzare non solo gli spazi, ma anche le persone e l’economia.  Penso a come interventi di valorizzazione di alcuni dei preziosi immobili del nostro patrimonio possano potenziare aspetti e attitudini naturali - forse mai emerse - del contesto urbano in cui si trovano.

Proprio in riferimento a questo, apprendo che la Regione Puglia ha avviato l’attuazione della Scheda n. 45 “Restauro e valorizzazione di beni architettonici ed artistici” dell’Accordo di Programma Quadro rafforzato “Beni ed Attività Culturali”, stipulato tra la Regione Puglia e il MIBACT (DGR n. 1269/2015). La finalità degli interventi previsti dalla Scheda è di “qualificare, attraverso il potenziamento della valorizzazione e fruizione dei beni su cui si interviene, il contesto territoriale di appartenenza”.

L’attuazione della Scheda n. 45 è basata su un Avviso pubblico per il finanziamento di “interventi di recupero, restauro e valorizzazione di beni culturali architettonici e di beni artistici ad essi strettamente integrati, aventi rilevante interesse storico-culturale ai sensi del Codice dei beni culturali e del paesaggio (Dlgs 22 gennaio 2004 n. 42) e/o di leggi regionali specificatamente finalizzate alla valorizzazione del patrimonio culturale”.

L’Avviso è rivolto a noi, Enti pubblici locali territoriali (comuni singoli o associati, province) e prevede finanziamenti fino ad 1 milione di euro ad ente (non tanto ma neanche poco) per proposte progettuali da presentarsi dal 1° settembre 2015 al 15 settembre 2015. I progetti saranno selezionati in base alla loro capacità di “stimolare l’occupazione e l’economia locale, attivare le filiere produttive associate alla fruizione culturale e promuovere la valorizzazione integrata del patrimonio territoriale”. Esattamente quello che renderebbe certi beni “epicentri di trasformazione”.

Sindaco, propongo di candidare il Comune di Barletta ad ottenere questo finanziamento. Glielo chiedo perché non possiamo permetterci di sfuggirne una, di occasioni come queste, con tutti gli interventi di cui i nostri beni necessitano e a cui con le risicate risorse municipali non riusciamo a far fronte.

Apprendo che tra le tipologie di spese ammissibili nella progettazione vi sarebbero quelle relative ad esempio ad esecuzione di lavori, impianti e forniture, al potenziamento ed al miglioramento dei servizi di fruizione, di accoglienza, per la didattica e di conservazione del patrimonio - compresi gli eventuali restauri delle opere da esporre, ad attrezzature, impianti e beni strumentali finalizzati all'adeguamento degli standard di sicurezza e della fruibilità da parte dei soggetti disabili. Praticamente tutto ciò che serve ai nostri beni, di rilevanza eccezionale e però non tutti completamente e pienamente fruibili per la cittadinanza (la insopportabile permanenza di barriere architettoniche è uno dei guasti a cui porre quanto prima rimedio).

Nella speranza che i nostri uffici siano preparati con una qualche proposta progettuale da candidare nei termini e per la quale Le chiedo di informarmi,  non posso non raccontarLe che il mio pensiero - quando si parla di interventi sul patrimonio architettonico -  va inevitabilmente a quell’elenco di immobili da valorizzare che per il terzo anno di seguito abbiamo approvato in occasione del bilancio di previsione 2015, lo scorso Aprile: la palazzina di Villa Bonelli, l’ex convento di Sant’Andrea, l’ex convento dei Teatini (già anagrafe), l’ex convento di S. Lucia, l’ex scuola di Montaltino, l’ex caserma dei carabinieri del porto, l’ex convento di S. Antonio. Intervenendo su questi, prima ancora che sugli ormai consolidati beni culturali “di punta” (Castello, Palazzo della Marra…), avvieremmo quella rigenerazione di cui parlavo in apertura.

Abbiamo un progetto di valorizzazione per questi immobili? I “progetti” – ciò che il metodo della programmazione europea delle risorse ci guida a produrre – sono il miglior modo per trasformare i problemi in soluzioni. Quegli immobili oggi considerati problemi, per le condizioni in cui sono e per gli insostenibili costi di manutenzione e restauro, se valorizzati, rappresenterebbero esattamente la soluzione per certi spazi urbani che urlano il proprio bisogno di  “rigenerazione”.

Stiamo facendo il possibile perché tutti i nostri uffici siano pronti ad intercettare i fondi della programmazione 2014-2020?  

Mi auguro proprio di sì, Sindaco, perché questo farebbe di noi una buona Amministrazione.

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